Sul nostro sito vengono richiesti alcuni dati personali per l'utilizzo del servizio. Inoltre utilizziamo i cookies di tipo tecnico necessari alla funzionalità del servizio. Servizi di analisi (statistiche) esterni al sito fanno uso di cookie ma in forma anonima (i tuoi dati personali non vengono raccolti). Proseguendo con la navigazione presterai il consenso all'uso del cookie tecnici (indispensabili per l'utilizzo del servizio) e di terze parti, mentre un tuo consenso esplicito ti verrà richiesto solo alla registrazione ed in fase di checkout.
Clicca su
Per saperne di più. per ricevere più informazioni.
Pentacon 29mm f/2.8 MC Auto
Da bambino, una delle domeniche tipiche, in primavera o autunno, consisteva nell’uscire con i miei genitori alla ricerca dei “polacchi”. Non era infatti infrequente imbattersi nelle bancarelle di questi ambulanti, spesso venuti in Italia con viaggi organizzati al solo scopo di riuscire a vendere oggetti di varia natura. Mio padre acquistò una di queste occasioni, più per i suoi figli che per se: una vecchia reflex dotata di esposimetro, ed alcune lenti. Nacque quel giorno il mio rapporto di amore/odio per la fotografia, mentre cercavo di mettere a fuoco con un vetrino smerigliato buio e piccolo, cercando di capirci qualcosa tra diaframma, tempi ed ASA (così si chiamava la sensibilità della pellicola, allora…). Oggi sono riuscito a recuperare questi vetri, tutti con attacco a vite M42, per capire come se la cavano al confronto con le ottiche più moderne. Vi presento il Pentacon 29mm f/2.8 MC Auto.
Questo Pentacon è il classico obiettivo da reportage (a dire il vero un po’ più grandangolare), dotato di ottima luminosità e di un trattamento Multi Coating per limitare l’aberrazione cromatica. Il suffisso “Auto” non deve far pensare a chissà quali automatismi, ma permetteva, con i corpi macchina compatibili, di chiudere automaticamente il diaframma solo poco prima dello scatto.
Con le moderne reflex, montato tramite adattatore, tale funzione non è purtroppo disponibile; è dunque necessario lavorare in stop-down, lasciando il diaframma sempre a tutta apertura per mettere a fuoco e chiuderlo solo prima di premere il pulsante di scatto.
La messa a fuoco è infatti completamente manuale, operazione che può risultare scomoda i primi tempi, abituati come siamo ad autofocus istantanei. Fortunatamente esistono adattatori dotati di chip che simulano la presenza di un ottica elettronica; in tal modo, tenendo premuto il pulsante di scatto a metà e ruotando la ghiera, si avrà la conferma della messa a fuoco, proprio come con le normali ottiche autofocus.
Questo Pentacon è in buone condizioni, qualche danno estetico ma nulla di più. Le ghiere ruotano bene, anche se il fuoco era sulle prime un po’ restio a girare fluidamente. Dopo qualche ora di utilizzo è però tornato alla normalità, seppur un po’ duro. La ghiera dei diaframmi ha i classici click ogni mezzo stop, magari non troppo definiti, ma che comunque si riescono a percepire.
L’obiettivo è costruito completamente in metallo, ghiere comprese, e risulta estremamente leggero e compatto. Ben avvitato sull’adattatore (presente in foto), si aggancia saldamente alla macchina, non sfigurando troppo su gioielli tecnologici più giovani di almeno vent’anni.
Costruzione ottica | 7 elementi/7 gruppi |
Angolo visuale | 73° (su 35mm) |
Lamelle del diaframma | 6 |
Apertura minima | f/22 |
Minima distanza di MaF | 25cm |
Dimensione dei filtri | 55mm |
Dimensioni |
diametro 57mm; lunghezza: 52mm |
Peso | 240g |
Per verificare la nitidezza dell’obiettivo lo abbiamo affiancato al Canon EF 24-105mm f/4 L IS USM, alla stessa focale, montati entrambi su una Canon 1D Mark II N, dotata di sensore APS-H da 8Mpixel. Le immagini sono state poi ritagliate ottenendo un crop al 100% che mette ben in evidenza le prestazioni delle due ottiche.
Le immagini sono ritagli dei RAW originali, modificati nel solo bilanciamento del bianco (niente nitidezza aggiunta in post-produzione) e compressi in JPG.
Il Pentacon non sfigura affatto affianco al nipotino più giovane e prestante. Risulta tranquillamente utilizzabile anche a tutta apertura, nonostante la resa sia un poco più “morbida”. Chiudendo il diaframma la situazione migliora notevolmente, pur restando sempre dietro al Canon.
Nonostante il rivestimento MC, si può notare una leggera aberrazione cromatica, anche se non preoccupante. Altra caratteristica peculiare (che non appare in modo evidente da questi crop) è la temperatura colore che tende leggermente al giallo, nonostante la calibrazione del bianco. Con qualche prova è comunque facile trovare il valore giusto da sottrarre alla saturazione di questo canale, correggendo in buona parte questa colorazione.
Di seguito, invece l’analisi degli angoli dell’immagine, dove solitamente le ottiche di pregio fanno la differenza rispetto a quelle più economiche.
Le immagini sono ritagli dei RAW originali, modificati nel solo bilanciamento del bianco (niente nitidezza in post-produzione) e compressi in JPG.
Agli angoli appaiono tutti i limiti di un progetto ottico semplice e datato. Le immagini sono utilizzabili solo da f/8, sufficienti da f/11, non raggiungendo mai le prestazioni del Canon. Alle aperture più luminose più che di nitidezza bisognerebbe parlare di morbidezza, oltre ad evidenti aberrazioni che impastano qualsiasi dettaglio.
In questo settore siamo rimasti sorpresi in negativo almeno tanto quanto eravamo piacevolmente colpiti per le prestazioni al centro.
D’altra parte non è difficile ottenere una buona nitidezza al centro, mentre ai bordi è necessario utilizzare vetro di ottima qualità e tolleranze di lavorazione ridotte, fattori che ovviamente incidono sul prezzo in modo tutt’altro che marginale.
Di seguito le immagini a confronto dell’intera mira di test, per verificare le differenze nei difetti di distorsione indotti dall’ottica. (click per ingrandire)
La distorsione è tutto sommato accettabile, molto simile a quella del Canon, e facilmente correggibile in PP in caso di bisogno.
Non abbiamo notato nemmeno grossi problemi di vignettatura, facilitati dalla dimensione ridotta del sensore APS-H. Sul corpi macchina full frame potrebbe essere più evidente, ma non riteniamo che possa diventare un problema.
Certamente da un’ottica così datata ed economica non dovremmo attenderci grosse sorprese. Ed invece, per lo meno al centro del fotogramma, questo obiettivo è molto nitido e piacevole da utilizzare, sorvolando sulle difficoltà della messa a fuoco manuale. Agli estremi è invece molto scarso, a meno di chiudere di diversi stop il diaframma e rinunciare dunque alla buona luminosità che l’apertura massima permette.
Osservando le foto della vita reale, però, abbiamo notato come la morbidezza ai bordi possa essere utilizzata a proprio vantaggio: utilizzandolo a tutta apertura e mettendo il soggetto non troppo scostato dal centro, il bokeh viene impastato dalla qualità ottica non eccelsa, donando allo sfocato un effetto molto particolare.
Seppur con evidenti limiti d’azione, dunque, quest’ottica risulta divertente ed utile, non sostituendosi magari ad ottiche più recenti e versatili, ma che si lascia utilizzare in modo efficace e con buoni risultati.
Qualità ottica: | |
Qualità meccanica: | |
Prezzo/presazioni: | |
Voto complessivo: |