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La Fotografia Empatica
“L’empatia è la capacità di comprendere cosa un’altra persona sta provando.” (da Wikipedia, l’enciclopedia libera)
Quando ci troviamo ad ammirare le opere di grandi fotografi, difficilmente ci soffermiamo ad analizzare i temi stilistici, la composizione, il bianconero o tutti i canoni e le regole che quotidianamente utilizziamo quando cerchiamo di realizzare delle belle foto. Questo modo di guardare una foto è perfettamente comprensibile, perché siamo consci del fatto che un grande fotografo difficilmente sbaglierà l’esposizione o la composizione, o se lo ha fatto, ha avuto un ben valido motivo tecnico, diversamente quella foto sarebbe stata cestinata immediatamente e noi non avremmo avuto occasione di guardarla.
Quello che guardiamo in una grande foto è ciò che ci emoziona. E’ quel quid che differenzia una grande foto da un bello scatto. Nessuno riuscirà a spiegare come si può raggiungere questa essenza nella ricerca di una foto, un po’ come nessun cantante riesce a spiegare come nascono le sue canzoni.
Un obiettivo molto difficile da raggiungere è quello di comunicare, grazie alla foto, lo stato d’animo della persona che si ritrae. Detto in questi termini potrebbe risultare fin troppo facile, ma nella realtà cogliere perfettamente l’attimo in cui vengono a coincidere la perfetta inquadratura, la luce incidente, l’angolazione del soggetto e, soprattutto, l’espressione ideale da poter trasmettere, è molto più complesso.
La domanda da porsi è: come è possibile emozionare gli altri (tramite le proprie foto) se prima non siamo noi stessi ad essere emozionati?
E’ necessario dunque identificarsi con il soggetto, osservarlo, capirne i sentimenti, prevederne i movimenti e saper attendere il momento giusto per poter racchiudere tutto questo in un singolo scatto. Bisogna uscire con la propria macchina fotografica, liberare la mente e aprirla a ciò che ci trasmette, volente o nolente, chi ci circonda.
All’inizio sarà necessaria molta pratica. Un buon consiglio è quello di uscire da soli, in modo da non avere distrazioni. Alcuni trovano utile ascoltare della musica, sia per isolarsi dal rumoroso contesto urbano, sia per trovare ulteriore ispirazione da ciò che si ascolta.
Alla fine, ho capito che la luce era quella giusta, l’inquadratura l’avevo già immaginata (anche se poi ho dovuto croppare leggermente), dovevo dunque attendere l’espressione giusta.
Ho avuto davvero pochi istanti per portare il mirino all’occhio, inquadrare e scattare.
Certo non è semplice cogliere tali istanti in tutte le occasioni. Spesso vi troverete a guardare ciò che avreste voluto scattare, senza avere il tempo di prendere la macchina e puntare. Preparare lo scatto cercando di percepire ciò che ci circonda è il modo migliore per non perdere l’istante giusto.
Se ad esempio state osservando una discussione animata, cercate di cogliere chi fra i soggetti è più espressivo, cercate di capire la fonte del discorso, cercate di immedesimarvi e di cogliere quei movimenti che precedono l’istante giusto. Allenativi in questo esercizio, anche senza necessariamente pensare allo scatto. Quello verrà dopo. Potrete allenarvi in qualsiasi momento, anche a lavoro, perché cercare di capire gli altri è una dote che dovrete affinare.
Un altro piccolo trucco, che poi è una necessità, è quello di preparare la macchina allo scatto. Impostate i parametri dell’esposizione su un valore medio, preferite uno stop di sensibilità ISO in più, con un certo margine di sicurezza per poter chiudere il diaframma o usare un tempo più corto. Questo vi permetterà di essere entrati sul soggetto ed avere la sicurezza di poter variare la coppia tempo/diaframma in un batter d’occhio nel momento decisivo, se dovesse essere necessario.
Potrete anche usare l’iperfocale, per non dovervi preoccupare della messa a fuoco, ma se sarete davvero in sintonia con la situazione, se riuscirete davvero ad essere empatici con il soggetto, saprete in anticipo quando starà per arrivare il momento dello scatto, ed avrete il tempo di prendere la macchia, mettere a fuoco ed eventualmente modificare l’inquadratura e la profondità di campo.
Certamente il vostro lavoro sarà facilitato se utilizzate una reflex, poiché la qualità dell’immagine è elevata ed il controllo sui vari parametri completo. La reflex ha però lo svantaggio di passare difficilmente inosservata. Certo questo non deve essere un limite, poiché la macchina deve essere un tutt’uno con voi stessi, dev’essere come usare una mano o una gamba. Dovrete dunque essere in sintonia anche con il vostro mezzo meccanico/elettronico.
La totalità dei grandi fotografi, del passato come del presente, dicono tutti la stessa cosa: la fotografia è un mezzo di espressione, è il modo che loro hanno trovato per far capire al mondo ciò che pensano, provano, sentono.
La stessa cosa dev’essere per voi. Cercate ispirazione in ciò che vi circonda, nelle persone che vi passano accanto alla fermata del treno, che siedono su una panchina o che prendono il caffé al bar. Siate aperti e ricettivi alle emozioni che emanano, immaginate ciò che pensano.
Magari porterete a casa meno scatti, ma le emozioni che saranno custodite nella vostra macchina saranno molto più profonde.