Tra tutte le componenti che ci permettono di scattare le nostre foto, l’obiettivo è forse quello che maggiormente ne influenza la qualità. Esistono lenti da 100 € e da 10.000 €, ma non sempre maggior qualità significa maggior prezzo. Tanto più se un obiettivo non è adatto al nostro modo di scattare e alle nostre esigenze.

Con questo articolo cercheremo di spiegare le caratteristiche che differenziano tra di loro gli obiettivi e forniremo qualche indicazione su come valutarne la qualità, sia ottica che strutturale.

All Nikon LensMa cosa rende un obiettivo migliore di un altro?

Il parametro fondamentale è dato dalla nitidezza, ovvero quanto bene una lente riesce a restituire il dettaglio di ciò che fotografa. Solitamente la nitidezza è migliore al centro del fotogramma rispetto ai bordi, a causa del miglior comportamento ottico delle lente al suo centro rispetto al bordo.

Altri problemi e difetti che si presentano durante l’uso degli obiettivi sono:

l’aberrazione cromatica, dove le linee di demarcazione nette sono sdoppiate e appaiono di un colore differente;
il flare, dato da riflessi interni incontrollati che creano dei cerchi di luminosità variabile in presenza di forti sorgenti luminose (ad esempio, il Sole) oppure abbassano fortemente il contrasto generale con una sorta di velatura, che appiattisce il contrasto in modo più o meno marcato (fino ad assomigliare anche ad uno spesso strato di nebbia nei casi peggiori);
la vignettatura, che indica la progressiva diminuzione di luminosità man mano che ci si avvicina agli angoli della foto;
distorsione, ovvero dal difetto della lente che tende a deformare quelle che dovrebbero essere linee rette, dando loro una curvatura concava o convessa, a seconda dei casi.

Ma la qualità di un obiettivo è data anche da altri parametri, come ad esempio la qualità costruttiva ed il peso, la modalità di autofocus (cioé la precisione e la velocità con la quale le lenti si dispongono per mettere a fuoco ad una data distanza), la possibilità di montare o meno dei filtri, le caratteristiche strutturali della lente (varia la sua lunghezza quando mettiamo a fuoco o quando zoomiamo? La lente frontale ruota o rimane fissa, facilitando quindi l’uso di filtri?) e infine la compatibilità con vari accessori.


Dal punto di vista strettamente ottico, le caratteristiche che differenziano tra loro gli obiettivi sono due: lunghezza focale ed apertura massima. Questi parametri vengono indicati nel nome dell’obiettivo. Prendiamo ad esempio un 50mm f/1.8.

50mm è la lunghezza focale ed è data grosso modo dalla distanza tra la lente frontale ed il piano sensore (anche se questo non è sempre vero, soprattutto per gli obiettivi a focale ridotta). Questo parametro influenza quanto l’immagine viene ingrandita: più la lunghezza focale è grande, più gli oggetti distanti vengono ingranditi e, di conseguenza l’angolo di campo si riduce.
Canon 50.1Fino a circa 28mm un obiettivo é considerato grandangolare, ovvero il campo inquadrato é molto ampio a discapito del fattore di ingrandimento, di conseguenza gli oggetti risultano più piccoli rispetto a ciò che vediamo con i nostri occhi. Tra i 28 ed i 50mm un obiettivo viene considerato normale, poiché le cose hanno più o meno la stessa dimensione di come la percepiamo noi. In particolare il 50mm é considerato il normale per eccellenza, in quanto restituisce una visione simile a quella dell’occhio umano. Oltre i 50mm si definiscono teleobiettivi (o tele) fino a circa 135mm, oltre i quali si comincia a parlare di super-tele. Questi obiettivi hanno la funzione di ingrandire ciò che viene inquadrato, con un angolo di ripresa sempre minore.

Il secondo numero, nel nostro esempio f/1.8 (oppure 1:1.8), indica la massima apertura del diaframma ed indica quanto una lente è “luminosa”: quanto più questo valore è basso, maggiore è la luce che l’obiettivo può raccogliere, permettendo di scattare foto con poca luce ad un tempo sufficientemente breve. Ovviamente un diaframma più aperto fa si che la profondità di campo sia minore, donando uno sfocato solitamente migliore. Fino ad aperture massime di f/2.8 un obiettivo è considerato luminoso, mentre oltre questo valore viene definito più scuro.

Questi due parametri si sdoppiano nel caso di lenti zoom. Ad esempio, il classico obiettivo che accompagna le reflex entry level è il 18-55 f/3.5-5.6: questi numero significano che le lunghezze focali utilizzabili vanno da 18 a 55mm, con una apertura massima che sarà di f/3.5 a 18mm e diventerà sempre più piccola fino a raggiungere solo f/5.6 a 55mm. Negli obiettivi zoom di maggiore qualità, l’apertura minima può avere un solo valore, indicando così che l’apertura massima resta costante lungo tutta l’escursione focale.

Come regola generale, i “fissi” (ovvero gli obiettivi con lunghezza focale non variabile) hanno una migliore qualità ottica (per via del progetto più semplice dato dal minor numero di lenti interne) e luminosità maggiori, a parità di dimensioni e di prezzo. Per contro, gli zoom hanno una praticità elevata, per via della possibilità di variare la focale a piacimento senza dover cambiare obiettivo. Se, però, i fissi anche economici hanno prestazioni eccellenti, gli zoom a poco prezzo hanno quasi sempre qualità ottiche scadenti. Ad esempio, il classico 50mm f/1.8 che già abbiamo citato in precedenza, costa all’incirca 100/130 €  (a seconda della casa produttrice) , ma ha prestazioni eccellenti ed una apertura minima di f/1.8. Un analogo (per prezzo) 18-55mm f/3.5-5.6 ha prestazioni nettamente inferiori ed una apertura massima decisamente più ridotta.

Ovviamente questa “regola” ha le dovute e naturali eccezioni: ci sono lenti fisse meno nitide di obiettivi zoom, anche se di solito questi ultimi hanno costi decisamente più elevati.
E’ inoltre opportuno notare come al crescere della lunghezza focale é sempre più difficile (e costoso) avere aperture massime molto ampie.


Semplificando notevolmente la questione, esistono tre tipi di messa a fuoco che un obiettivo può avere: la messa a fuoco manuale, autofocus con motore tradizionale e autofocus con motore ultrasonico. La messa a fuoco manuale é presente su tutti gli obiettivi, eccezione fatta per quelli delle compatte, e consiste in una ghiera che sposta alcune lenti per far si che un piano (parallelo al sensore) posto ad una determinata distanza risulti a fuoco. Ruotando la ghiera cambia la distanza di messa a fuoco, da un minimo (variabile a seconda delle caratteristiche dell’obiettivo) di qualche decina di centimetri fino all’infinito. E’ il metodo più vecchio e semplice per la messa a fuoco ma può essere usato efficacemente, in talune circostanze, anche con le macchine moderne.Canon 28-105.1
Il secondo metodo comporta la presenza di un piccolo motore elettrico (solitamente nell’obiettivo stesso) che fa compiere alle lenti lo stesso movimento del sistema manuale, su indicazioni provenienti dalla macchina. Questo é stato il primo sistema autofocus e risulta abbastanza preciso e tutto sommato più veloce della messa a fuoco manuale.
Il sistema con motore ultrasonico é una ulteriore evoluzione che permette un movimento più veloce della messa a fuoco ed una maggiore silenziosità, mantenendo la precisione del motore meccanico. Ha un ulteriore vantaggio nella possibilità di poter utilizzare la messa a fuoco manuale senza la necessità di disabilitare quella automatica. Questo è molto utile, per esempio, nel campo macro, dove si può utilizzare la messa a fuoco automatica per avere una regolazione di massima, per poi procedere con la ghiera manuale per la regolazione di fino. Lo stesso discorso vale anche al contrario, soprattutto con tele molto lunghi, quando è possibile utilizzare la messa a fuoco manuale per disporre le lenti più o meno alla distanza corretta e lasciare poi al motore autofocus il compito di terminare l’azione con precisione.

Una messa a fuoco veloce non é sempre necessaria, però è consigliabile che il nostro obiettivo abbia il sistema ad ultrasuoni, soprattutto se si parla di teleobiettivi, a causa della grandezza delle lenti interne che sono quindi più difficili da spostare per un motore tradizionale, con il quale le operazioni di focheggiatura diverrebbero eccessivamente lente.


Negli ultimi anni è stato messo a punto un sistema che permette di ridurre le vibrazioni ed i movimenti non voluti causati alla macchina durante gli scatti a mano libera. Questo meccanismo può essere presente nella macchina stessa (più precisamente sul sensore), facendo si che sia attivo con qualsiasi lente montata, oppure che faccia parte dell’obiettivo, avendo in questo modo una maggiore efficacia.

Lo stabilizzatore sulla lente permette di scattare con tempi fino a 4 stop più lunghi rispetto a quelli che si potrebbero utilizzare senza questo sistema, senza pericolo di incorrere in micromosso. Questo é ovviamente molto utile sopratutto nei tele e super-tele, poiché sia la lunghezza focale che il peso fanno si che sia più difficile mantenere ferma l’inquadratura durante tutto il tempo in cui l’otturatore resta aperto.Canon 17-85.1
E’ però da notare che lo stabilizzatore é funzionale se viene utilizzato per ritrarre soggetti immobili o quasi, poiché il tempo che utilizzeremo sarà comunque abbastanza lungo ed il mosso potrebbe essere causato dallo spostamento del soggetto piuttosto che da una vibrazione delle nostre mani. In questo caso non c’é stabilizzatore che tenga e l’unica soluzione è quella di utilizzare una apertura maggiore.
Lo stabilizzatore può essere disattivato, in caso si utilizzasse un cavalletto, in quanto il sistema andrebbe in confusione cercando di attenuare movimenti inesistenti finendo per causare malfunzionamenti (non permanenti, ovviamente). Nelle più recenti evoluzioni, il sistema riesce però a capire di essere montato su un cavalletto, abilitando una modalità specifica che permette di essere utilizzata anche in questi casi, aumentando l’efficacia del cavalletto.
Una ulteriore opzione che lo stabilizzatore permette è quella di abilitare l’intervento del sistema nella sola direzione verticale, lasciando immutati i movimenti orizzontali: questa opzione è fondamentale in caso di panning, perché il movimento orizzontale è voluto, in quanto necessario alla composizione, e non dev’essere corretto. Anche se non strettamente legato ad una lente è giusto ricordare che il problema di stabilizzare la nostra immagine finale è stato risolto in almeno due modi diversi da diversi produttori. Mentre Nikon, per fare un esempio, utilizza lenti stabilizzate, Olympus ha optato per stabilizzare direttamente il sensore, nelle sue reflex digitali. Vantaggi e svantaggi di questi due approcci così differenti potrebbero essere argomento di un prossimo articolo.


Un parametro spesso sottovalutato è la qualità con un obiettivo è costruito. Ad esempio, Canon ha costruito due obiettivi 50mm f/1.8, otticamente identici, uno con innesto in metallo, finestra con la scala delle distanza e ghiera per la messa a fuoco; il secondo completamente in plastica, senza finestra e con la messa a fuoco manuale da effettuare ruotando la parte anteriore dell’obiettivo. La prima (e più vecchia) versione è quindi costruita in modo molto più solido. L’innesto è un particolare molto delicato in quanto collega l’obiettivo stesso alla macchina ed è sollecitato ogni qual volta si sostituisce l’obiettivo, ma nonostante ciò la nuova versione vede questa parte costruita in plastica. La scala delle distanze, che mostra visivamente la distanza alla quale è posto il piano di messa a fuoco, è molto utile, ad esempio, per impostare la distanza iperfocale, che sul nuovo modello è quasi impossibile da utilizzare. La ghiera della messa a fuoco, infine, seppur anche quella vecchia non di eccellente qualità, è in ogni caso molto più facilmente utilizzabile rispetto alla nuova versione.

Canon 50 I&IIValutando un obiettivo è dunque necessario prestare attenzione a come è costruito. Il barilotto (ovvero l’involucro esterno che contiene le lenti) può essere costruito in metallo o in plastica, e può avere verniciature e trattamenti superficiali differenti. Le ghiere di selezione della focale e della messa a fuoco possono essere strette o grandi, fluide o con un movimento quasi a scatti. I pulsanti e gli interruttori (per l’abilitazione della stabilizzazione o dell’autofocus) possono essere piccoli e duri o grandi e morbidi.

Di solito più un obiettivo è ben costruito e di qualità, più il suo peso aumenta. Questo può però essere un difetto nella valutazione di un ottica. Prendiamo ad esempio due obiettivi molto simili, il Canon 70-200 f/2.8 ed il 70-200 f/4.0. Il primo offre uno stop di luminosità in più ma con un peso quasi doppio. Se dunque da un punto di vista puramente tecnico il primo offre maggiori prestazioni, dal punto di vista pratico maneggiare un obiettivo di 1,3Kg è molto più faticoso e meno agevole di un obiettivo di pari focale ma di soli 700g.


Sui vari obiettivi possono essere montati accessori più o meno utili. Quello più conosciuto e visibile è forse il paraluce: si tratta di un tronco di cono, in plastica, da avvitare o fissare davanti all’obiettivo, che ha lo scopo di evitare che la luce laterale entri nell’obiettivo. L’uso di questo accessorio riduce drasticamente i problemi di flare senza alcuna controindicazione. E’ però importante utilizzare un paraluce adatto all’ottica che stiamo usando, poiché un paraluce troppo corto potrebbe non essere efficace, mentre uno troppo lungo potrebbe causare una perdita di luminosità agli angoli (vignettatura).

Canon 70-200.1

Un altro accessorio importante è il bracciale per treppiede, utile soprattutto per i grossi teleobiettivi, in quanto essi risultano molto pesanti e portano a sbilanciare la macchina quando montata sul treppiede. Questi bracciali, invece, permettono di collegare l’obiettivo stesso (nel suo baricentro) al treppiede (lasciando la macchina “libera”), favorendo così la stabilità e la maneggevolezza di tutto l’insieme.

Esistono inoltre dei filtri e delle lenti da avvitare anteriormente all’obiettivo: i primi permettono di ottenere effetti particolari, quali la polarizzazione della luce (polarizzatore) che accentua i colori del cielo ed elimina i riflessi dati da superfici non metalliche, i filtri colorati, che bloccano il passaggio della luce di un certo colore, o i filtri ND, simili alle lenti degli occhiali da sole rendono la scena più scura e vengono usati per poter utilizzare dei tempi più lunghi con molta luce; le seconde sono utilizzate per ingrandire la scena e ridurre la distanza minima di messa a fuoco nell’ambito della fotografia macro.

Alcuni obiettivi, soprattutto grandangolari, hanno la lente anteriore molto convessa, impedendo dunque l’utilizzo di filtri e lenti anteriori. Con questi modelli è di solito possibile utilizzare lenti in gelatina, che possono essere inseriti nel retro dell’obiettivo in un apposito incavo.

Sempre per la fotografia macro esistono delle prolunghe, da collegare tra l’obiettivo e la macchina, che permettono di ridurre la distanza minima di messa a fuoco a valori di pochi centimetri. Esistono diversi modelli di questi tubi, alcuni permettono di mantenere gli automatismi (come la messa a fuoco e l’esposizione), mentre altri sono solo innesti meccanici.

A differenza dei tubi prolunga, i moltiplicatori di focale contengono al loro interno delle lenti  e permettono di moltiplicare la lunghezza focale dell’obiettivo, aumentando quindi l’ingrandimento: i più diffusi hanno come fattore di moltiplicazione 1,4x o 2x e causano una certa perdita di nitidezza. Sono utilizzati in abbinamento ai teleobiettivi, per raggiungere focali diversamente irraggiungibili, e agli obiettivi macro, in quanto permettono un maggiore ingrandimento senza variare la distanza minima di messa a fuoco.


 Esistono alcune tipologie di obiettivi destinati ad usi particolari e ben specifici.

Gli obiettivi destinati alle fotografie macro permettono di raggiungere un rapporto di ingrandimento di almeno 1:1, ovvero la dimensione del soggetto inquadrato è uguale alla dimensione della sua immagine sul sensore. Questi obiettivi sono in genere molto nitidi, in modo da poter rendere al meglio soggetti molto piccoli, e permettono di mettere a fuoco soggetti molto vicini. Esistono poi obiettivi talmente dedicati da non avere nemmeno la messa a fuoco, in quanto la stessa dev’essere raggiunta spostando la macchina fotografica (e l’obiettivo) stessa.

Canon 100.1Per correggere il difetto causato dalle linee cadenti (che si verifica quando la macchina fotografica non è perfettamente parallela al soggetto), sono stati costruiti i cosiddetti obiettivi Tilt&Shift, che permettono di disallineare il centro dell’obiettivo dal sensore e di inclinare l’asse dell’obiettivo stesso rispetto alla perpendicolare del sensore. Solitamente utilizzati per la fotografia architettonica, questi obiettivi non dispongono di autofocus e la regolazione degli effetti di traslamento e basculamento necessita di molta esperienza.

Esistono inoltre alcune tipologie di grandangolo, con lunghezze focali molto ridotte che, in alcuni casi, raggiungono i 4-5mm, definiti “fisheye”, in quanto permettono di inquadrare un angolo di campo davvero vasto (fino a oltre 220°) ma causano un effetto di distorsione molto marcato ai lati (da quì il nome, occhio di pesce). Una linea retta, dunque, inquadrata con un fisheye, risulterà decisamente curva ai lati, formando quasi un semi-ellisse molto marcato. Questo effetto molto particolare può essere utilizzato in modo creativo ma non se ne deve abusare, poiché può portare a stancare l’osservatore. Solitamente anche questi obiettivi non sono autofocus, ma considerando la profondità di campo praticamente illimitata data dalla ridotta lunghezza focale, questo non è un grosso problema nel loro utilizzo.


Ora che abbiamo descritto un po’ tutte le caratteristiche che differenziano i vari obiettivi, dobbiamo porci la domanda più classica e fondamentale: quale obiettivo soddisfa maggiormente le mie esigenze?

Questa domanda, in realtà, ci pone davanti alla necessità di capire quali sono le nostre esigenze. Questo sarà il punto di partenza dal quale comincerà la scelta di ciò che acquisteremo ed utilizzeremo.

Per prima cosa dovete quindi scegliere la focale. Per paesaggi, ritratti ambientati e foto di interni, le focali grandangolari sono le più adatte con una puntatina alle ottiche tele,nel caso in cui lo scopo sia isolare parti di paesaggio “schiacciando” i piani (cioè dando l’impressione che un oggetto vicino ed uno lontano abbiano una minor distanza, che è un tipico effetto dato dalle lenti con focale molto lunga). Per i ritratti, le foto “urbane” e per utilizzi generici, un normale è la scelta migliore. Se infine vogliamo scattare dei ritratti da lontano, oppure desideriamo isolare dei particolari, la scelta di un tele è quasi obbligatoria. I super-tele, solitamente fissi, sono invece dedicati a fotografia naturalistica, sportiva e, in ogni caso, a settori specifici e ben definiti, per i quali di solito è necessaria una certa esperienza.

Dovete poi capire se per le vostre esigenze (e tasche) è meglio uno zoom o un fisso. Nel primo caso potreste ottenere più utilizzi da una stessa lente, ma ad un costo maggiore e con una luminosità, di solito, più bassa. Al contrario, con un fisso, la duttilità di una lente è minore, ma la qualità generale e la luminosità saranno decisamente maggiori. Il mio consiglio, di solito, è di farsi un corredo di zoom che copra un po’ tutte le focali e di selezionare determinati fissi per gli utilizzi con poca luce (la sera e gli interni) e per la maggiore qualità. Attenzione, però, a cercare di evitare la scelta dei “super-zoom”, ovvero quelle lenti che vantano una escursione focale che va dal grandangolo al super-tele, in genere qualcosa del tipo 18-200: questi obiettivi hanno una luminosità ridotta, una scarsa nitidezza ed una lenta messa a fuoco. Se possibile, dunque, meglio utilizzare due lenti distinte che avranno una qualità decisamente superiore in ogni campo.

Un altro consiglio riguarda la copertura totale delle focali: la disponibilità di ottiche zoom porta spesso a pensare di dover possedere un corredo che copra totalmente le focali dal grandangolare al super-tele, senza lasciare scoperto neppure un millimetro. Questa non deve essere una necessità impellente, in quanto è quasi sempre possibile allontanarsi o avvicinarsi al soggetto per poter includere o escludere determinati elementi. Cercate invece di scegliere un obiettivo in base a tutte le caratteristiche, non solo in base alla focale..Canon 28-105.2

La scelta della luminosità viene fatta più con il portafoglio che con la testa, visto che tra obiettivi di pari focale quello maggiormente luminoso costa di più. Ovviamente avere uno o due stop di apertura a disposizione non può che essere utile, ma è anche necessario avere il budget necessario. Potrebbe dunque essere una buona idea scegliere gli zoom di qualità, magari un poco meno luminosi (f/3.5 o 4.0 al massimo) e utilizzare poi i fissi più luminosi ma anche più economici (f/1.4, 1.8 o 2.8).

La scelta dell’autofocus avviene in modo naturale. L’autofocus ultrasonico è una buona cosa, soprattutto sulle lenti più “lunghe” (cioè con una focale più grande), mentre sui grandangoli riveste un’importanza ridotta.

Per quanto riguarda lo stabilizzatore, invece, c’è un po’ di confusione sulla sua reale utilità. Come abbiamo visto, è utile per eliminare parte delle vibrazioni e dei movimenti da noi indotti all’insieme macchina-obiettivo. Questo però non risolve il problema dei movimenti del soggetto. Se quindi pensate di fotografare soggetti immobili o che si muovono molto lentamente, lo stabilizzatore potrebbe esservi utile. Al contrario, rischia di essere solo dannoso, poiché vi da la falsa percezione di poter utilizzare tempi più lunghi causando, di conseguenza, foto mosse a causa del movimento di ciò che inquadriamo. In questi casi è dunque da preferire un obiettivo con una maggiore luminosità, in quanto uno stop di diaframma in più permette di ridurre di uno stop il tempo di scatto, indipendentemente dal fatto che il soggetto sia in movimento o meno.

La valutazione sulla costruzione e sugli accessori è un parametro che dev’essere preso in considerazione: certe marche risparmiano molto su questi, costruendo obiettivi completamente in plastica e senza accessori (il paraluce, in questo senso, non è quasi mai presente sulle lenti economiche e va acquistato a parte). Ovviamente una costruzione in metallo, con paraluce e custodia è da preferire ad una lente in plastica consegnata nella sua scatola di cartone, ma anche queste cose si pagano. Potreste preferire una lente con qualità ottica leggermente maggiore rispetto ad una che è costruita molto bene, magari con il paraluce, ma con poca nitidezza.

Infine controllate anche il peso. Come abbiamo già anticipato, anche in lenti molto simili il peso può variare considerevolmente. Se siete forti e robusti, il peso potrebbe non essere un problema, mentre se siete più esili, o dovete portare la vostra attrezzatura nello zaino su montagne da 2000 metri, il peso riveste una parte fondamentale nella vostra scelta. Purtroppo, quasi sempre, maggior peso evidenzia una maggiore qualità, quindi dovrete scendere a compromessi.


Molte delle caratteristiche descritte potrete valutarle dalle recensioni e dalle schede tecniche delle varie ottiche, anche se la cosa migliore sarebbe sempre quella di poter provare una lente prima di acquistarla.

In ogni caso, un buon strumento per valutare la scheda tecnica è dato dal nostro recente articolo sulle sigle utilizzate dai produttori per identificare le funzioni di un obiettivo, poiché la stessa funzione (ad esempio la messa a fuoco tramite motore sonico) ha quasi sempre una sigla differente da marca a marca (USM, SWM, HSM, ecc…). Viceversa, alcune sigle identiche hanno significati diversi, quindi è necessario prestare un po’ di attenzione.

Un altro valido strumento è dato dai test MTF, ovvero da verifiche strumentali sulle qualità ottiche delle varie lenti. Il sito di riferimento è Photozone.de, che ha in archivio un numero davvero impressionante di test su prodotti di tutte le marche. Dedicheremo un prossimo articolo alla interpretazione di questi grafici.

Uno strumento interessante è anche quello fornito da The-Digital-Picture.com che permette di comparare facilmente le immagini di varie ottiche in varie posizioni di messa a fuoco e zoom, con e senza paraluce. Purtroppo le immagini sono relative solamente alle ottiche Canon, ma sono in ogni caso un’ottima risorsa.

Infine, un’ultima raccomandazione: prima dell’acquisto, chiedete. Rivolgetevi ai forum ufficiali delle varie case, contattare un club fotografico della vostra zona ed andate ad un incontro, dove potrete trovare persone esperte e disinteressate. Fate qualche ricerca su Internet per trovare delle buone recensioni. Anche il consiglio del negoziate, se acquistate in un negozio fisico, può darvi qualche indicazione, anche se tenete sempre presente che potrebbe fare più il proprio interesse del vostro. Inoltre potete contattare anche noi, tramite la nostra contact form, se avete qualche dubbio in merito.

La cosa più importante, però, è di non dedicare più tempo alla ricerca dell’obiettivo perfetto, perché anche una lente scadente può produrre ottime foto. Se potete, quindi, prendete la vostra macchina ed uscite a scattare. Una foto scattata con un obiettivo economico è sicuramente migliore di nessuna foto scattata con un obiettivo eccellente.